“A servizio degli altri” oggi parla di
PETER BENENSON
«Quando ho acceso la prima candela di Amnesty avevo in mente un vecchio proverbio cinese che dice, “meglio accendere una candela che maledire l’oscurità”. Questo è anche oggi il motto per noi di Amnesty». Peter Benenson è infatti il fondatore di Amnesty International, la Ong impegnata in ogni angolo del mondo nella difesa dei diritti umani. Nato a Londra il 31 luglio del 1921 da una famiglia ebraica benestante (sua madre era una ricca ereditiera) iniziò sin da giovane ad impegnarsi in ambito sociale occupandosi, fra le altre cose, della sorte di alcuni bambini ebrei tedeschi in fuga dalla Germania nazista e degli orfani della guerra civile spagnola. Laureato in legge, convertito al cattolicesimo, si iscrisse al Partito Laburista nel dopoguerra ed iniziò a raccogliere soddisfazioni professionali: lavorò in Spagna per conto dei sindacati inglesi alla difesa di alcuni sindacalisti, sotto processo durante il regime di Francisco Franco, riuscendo a farli assolvere e si occupò anche, tra l’altro, di mandare osservatori nell’Ungheria invasa dall’URSS nel 1956. Anche nel campo professionale, dimostrò attenzione ai più deboli dando vita, assieme ad altri avvocati, al gruppo Justice che offriva l’assistenza legale a persone i cui diritti non erano garantiti.
Nel 1961 fondò Amnesty International: a spingerlo fu la lettura della notizia della condanna a 7 anni di reclusione per due studenti portoghesi colpevoli di aver brindato in nome della libertà per l’indipendenza della colonia portoghese durante il periodo del dittatore Salazar. Come simbolo scelse la candela nel filo spinato, richiamando così la recinzione di un campo di prigionia e simboleggiando la detenzione protratta e le violazioni dei diritti umani perpetrate nei confronti dei prigionieri di coscienza. «Questa candela non brucia per noi, ma per tutte quelle persone che non siamo riusciti a salvare dalla prigione, che sono state uccise, torturate, rapite, o sono ‘scomparse’. Per loro brucia la candela di Amnesty International». Insignito del Gandhi Peace Award nel 1978 e del Britain Pride Award nel 2001, Benenson, che dette vita successivamente anche altre organizzazioni umanitarie, è morto nel 2005 ma la fiamma accesa con Amnesty continua ad ardere a difesa dei più deboli. L’organizzazione conta oggi oltre sette milioni di soci sostenitori, che risiedono in più di 150 nazioni. <Siamo un movimento di persone determinate a creare un mondo più giusto, in cui ogni persona possa godere dei diritti umani sanciti dalla Dichiarazione universale. Mettiamo in evidenza le ingiustizie, diamo voce a chi non ha voce, cambiamo la vita delle persone>. I numeri sono chiari: 163 le persone salvate dall’esecuzione capitale in dieci paesi, 40 i prigionieri di coscienza tornati in libertà in 28 paesi, 40 i paesi del mondo che hanno modificato le loro leggi grazie alle campagne di Amnesty.
Per tutto questo l’associazione ha ricevuto il Premio Nobel per la pace nel 1977 per l’attività di “difesa della dignità umana contro la tortura, la violenza e la degradazione”, il Premio delle Nazioni Unite per i diritti umani nel 1978, il premio Colombe d’Oro per la Pace dell’Archivio Disarmo di Roma nel 1991, per l’azione contro la violazione dei diritti umani nell’anno della Guerra del Golfo, che coincideva con il trentennale della sua fondazione. L’ufficio centrale ha sede a Londra ed a capo vi è il segretario generale, attualmente il sudafricano Kumi Naidoo che risponde del suo operato al Consiglio Internazionale. Esistono sezioni in ben 70 paesi, in Italia sono circa 70 mila i soci ed i sostenitori. La candela accesa da Benenson continua ad ardere
Date da ricordare:
• 28 maggio 1961 nasce Amnesty International
• 1977 Premio Nobel per la pace
• 1978 Gandhi Peace Award
Per approfondimenti:
https://www.facebook.com/AmnestyInternationalItalia
Canale Youtube ufficiale italiano:
https://www.youtube.com/user/amnestyitalia