“Ci sono poveri che non verranno mai a cercarci, quelli li dobbiamo cercare noi”, Don Oreste Benzi

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DON ORESTE BENZI

«Ci sono poveri che non verranno mai a cercarci, quelli li dobbiamo cercare noi».

Benzi ha fondato case di spiritualità e di educazione per i giovani, case famiglia, comunità terapeutiche in tutta Italia e in tutto il mondo. Intanto stava anche con gli ultimi e trovava il tempo anche per lottare per i loro diritti. Era infaticabile: alla fine ogni giornata, passata per le strade di tutta Italia a raccogliere gente, fare conferenze per sensibilizzare le persone o per cercare di far comprendere alle istituzioni l’importanza della sua lotta, arrivava a casa sfinito e fuori dalla porta c’era sempre qualcuno che lo aspettava. E lui non rifiutava nessuno, non bisognava permettere che qualcuno soffrisse da solo. Per questo dormiva appena qualche ora, seduto su una poltrona e con le scarpe ai piedi. Così in 40 anni ha costruito un’opera di migliaia di persone, attirando ad uno ad uno volontari disposti a dare una mano …e che mano.
Il 13 luglio 1971 costituisce l’Associazione per la Formazione Religiosa degli Adolescenti Papa Giovanni XXIII che, il 6 ottobre 1972 ottiene il riconoscimento della personalità giuridica come Ente ecclesiastico civilmente riconosciuto con Decreto del Presidente della Repubblica 596/72. Segue direttamente l’apertura, il 3 luglio a Coriano di Rimini, della prima casa famiglia, struttura-simbolo della Comunità Papa Giovanni XXIII. Nelle case famiglia non ci sono operatori e utenti: le figure responsabili diventano “papà e mamma, fratello e sorella”, 24 ore su 24, di chi per un periodo o per sempre ha bisogno di una famiglia. Altro aspetto innovativo della casa famiglia pensata da don Oreste è la complementarietà, per cui nella stessa casa possono trovare posto il bambino e l’anziano, la persona sana e chi ha difficoltà sul piano fisico o psichico o proviene da situazioni di disagio ed emarginazione, dando la possibilità ad ognuno, come in una vera famiglia, di condividere limiti e risorse per il bene individuale e comune
Don Benzi è stato anche un personaggio “controverso” perché non ha mai rinunciato alla lotta politica, prendendo posizioni nette contro le ingiustizie, facendo pressione sulle istituzioni, sul Parlamento e ha voluto fortemente che la comunità da lui fondata si accreditasse all’Onu. Anche a costo di attirarsi critiche non ha mai smesso di prendere posizione contro le leggi disumane e su ogni fatto legato all’aborto, alla prostituzione, ai diritti dei poveri e dei malati. Tratta di esseri umani, tossicodipendenze, disabilità, infanzia maltrattata, handicap, discriminazione sociale, ovunque vedesse la negazione della dignità e dei diritti umani il “don” era lì, a condividere con le vittime.
Grazie all’impegno della sua comunità e di altre associazioni si sviluppa un movimento nazionale che promuove l’affido familiare attraverso la legge 184 del 1983 e porta al progressivo svuotamento degli istituti, sancito dalla legge 149 del 2001.
Don Oreste, aveva intuito da tempo l’importanza della presenza tra i senza fissa dimora raccolti per strada e alla stazione di Rimini nasce la prima Capanna di Betlemme, una struttura di accoglienza per rispondere alle emergenze, oggi presente in varie regioni d’Italia. Lui stesso, negli ultimi due mesi di vita, andrà a vivere alla Capanna di Rimini assieme ai più poveri ed emarginati. Fondamentale anche la sua attività e presenza fisica sulla strada tra le donne vittime del racket della prostituzione, che diventerà progressivamente uno dei campi di intervento in cui maggiormente concentrerà il suo impegno personale per liberare le “nuove schiave” e denunciare il silenzio delle istituzioni. Contemporaneamente si sviluppa anche il suo impegno per il superamento del carcere, convinto com’è che «l’uomo non è il suo errore» e che il carcerato sia «un bene imprigionato che va liberato». Oggi chi opera nelle comunità di Don Benzi sono laici che lavorano nel mondo, conciliando lavoro, ospitalità ed impegno pubblico: sarebbe una vita impossibile per chi sta da solo. Invece loro riescono ad “abbracciare tutto” senza rinunciare a nulla perché stanno insieme. Vivono nella semplicità, pregando e lavorando. I numeri sono impressionanti e parlano da soli: 253 case famiglia solo in Italia, 20 comunità di recupero, diverse case di spiritualità, dimore per i senzatetto. Se si contano quelle all’estero si oltrepassano le 500 strutture con 41 mila persone riunite ogni giorno intorno alle loro tavole.

Biografia

Oreste Benzi nasce il 7 settembre 1925 a San Clemente, un paesino nell’entroterra collinare romagnolo a 20 chilometri da Rimini, da una povera famiglia di operai sesto di 9 figli e concluderà la sua vita terrena il 2 novembre 2007.
Entra in seminario a 11 anni. Il 29 giugno 1949 viene ordinato sacerdote e il 5 luglio diventa cappellano della parrocchia di San Nicolò a Rimini.
1950-1958: Inizia ad insegnare in seminario e viene nominato vice assistente della Gioventù Cattolica di Rimini, di cui diverrà assistente nel 1952. Sviluppa qui la sua attenzione particolare per il periodo della preadolescenza, considerato un “momento chiave” nello sviluppo della personalità, ed accresce il suo impegno per far fare ai giovani un “incontro simpatico con Cristo”. Non a caso nel 1953 diventa direttore spirituale nel seminario di Rimini per i ragazzi nella fascia di età dai 12 ai 17 anni. Questo compito, che svolgerà fino al 1969, gli dà l’opportunità di approfondire più intensamente la conoscenza dell’animo giovanile. Nel 1958, autorizzato dal vescovo Biancheri, parte per gli Stati Uniti in cerca di fondi per costruire una Casa di vacanze ad Alba di Canazei, convinto che il paesaggio stupendo delle Dolomiti possa favorire negli adolescenti e nei giovani l’incontro con l’Infinito.
Continuando l’ufficio di padre spirituale in seminario e la presenza fra gli adolescenti in Diocesi, inizia ad insegnare religione in vari Licei di Rimini e Riccione. In questi anni sperimenta nuove modalità per far incontrare i giovani con Gesù e con le situazioni concrete di povertà.
1968 – Inizia la prima vacanza di condivisione presso la Casa Madonna delle Vette di Canazei, coinvolgendo alcuni suoi studenti ed altri giovani assieme a diversi ragazzi con disabilità, sotto la guida di don Elio Piccari. A questa esperienza si fa risalire la nascita della Comunità Papa Giovanni XXIII che otterrà poi il riconoscimento della personalità giuridica nel 1972.
Lo stesso anno avvia assieme ad altri sacerdoti, nella periferia di Rimini, la parrocchia La Resurrezione, di cui sarà parroco per 32 anni, dandole una impostazione comunitaria e partecipativa, con una attenzione particolare alle persone fragili ed emarginate.
Gli anni 70 :. Nel 1977 – Inizia la pubblicazione di Sempre, mensile della Comunità Papa Giovanni XXIII. L’obiettivo dichiarato è essere “voce di chi non ha voce”, cioè degli emarginati, gli ultimi, denunciando le ingiustizie ma anche facendo conoscere quel mondo nuovo che proprio la condivisione di vita con gli ultimi è in grado di sviluppare.
Negli anni successivi Don Benzi inizierà a collaborare con varie testate giornalistiche e sarà ospite, anche discusso, di trasmissioni televisive, mentre dagli anni ’90 si dedicherà alla pubblicazione di numerosi libri con diverse case editrici.
Gli anni 80 : vedono la stesura dello “Schema di Vita” della Comunità Papa Giovanni XXIII, il documento su cui il vescovo di Rimini monsignor Locatelli concederà il riconoscimento ecclesiale nel 1983. Nello stesso anno Don Benzi inizia l’attività a fianco dei tossicodipendenti che ha portato alla nascita delle attuali 33 comunità terapeutiche operative in Italia, Croazia, Albania, Argentina, Cile, Bolivia e Brasile. Contribuisce a far nascere a Vicenza la prima cooperativa sociale promossa dalla Comunità Papa Giovanni XXIII. Negli anni successivi le cooperative diventeranno 15, operative in varie regioni italiane in campo educativo e nell’inserimento lavorativo di soggetti svantaggiati.
Nel maggio 1986 inaugura a Ndola, in Zambia, la “Holy family home for children”: è la prima casa famiglia in terra di missione. Da allora si moltiplicano i suoi viaggi all’estero per avviare nuove strutture e attività in missione, o per visitare quelle già attive.
Anni 90 : Sollecitato dallo scoppio della vicina guerra nei Balcani, promuove la nascita di Operazione Colomba, corpo civile di pace della Comunità Papa Giovanni XXIII attualmente operativo in Albania, Colombia, Libano, Palestina e Israele: una presenza di condivisione con le vittime dei conflitti, per proteggere i più deboli e favorire percorsi di riconciliazione.
Nell’ottobre 1998, con grande gioia e commozione, riceve dalle mani del cardinal J. F. Stafford il decreto del Pontificio Consiglio per i Laici, datato 7 ottobre, che riconosce la Comunità Papa Giovanni XXIII come “associazione internazionale di fedeli laici di diritto pontificio”: è la conferma della Chiesa universale alle intuizioni che lo Spirito gli aveva suggerito 30 anni prima. Il nuovo statuto per la prima volta lo definisce ufficialmente “fondatore” dell’associazione e lo nomina “responsabile centrale a vita”.
2004 – Il 25 marzo Don Oreste riceve dalla Santa Sede il Decreto di riconoscimento definitivo della Comunità Papa Giovanni XXIII. Il 29 novembre dello stesso anno, la Comunità viene ricevuta in udienza speciale da Papa Giovanni Paolo II. Il Santo Padre affida la Comunità alla «Vergine madre di Dio perché vi renda sempre seminatori di speranza, di amore e di pace» e rivolge un invito che don Benzi richiamerà spesso negli anni successivi: «Fate, in particolare, dell’Eucaristia il cuore delle case famiglia e di ogni altra attività sociale ed educativa».
2007 – Il 2 novembre, nella notte tra la Commemorazione dei santi e quella dei defunti, don Oreste conclude la sua vita terrena.

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